Da Attorno al fuoco


 

  Oggi una bomba quasi non mi prendeva.
Fuori non puoi andare perché è tutto minato.
Non puoi parlare con nessuno
perché ci sono spie ovunque.
Ho acceso la televisione:
dei giovani venivano utilizzati
sfruttando il loro desiderio di apparire,
intervallati dalla pubblicità.
In una pubblicità avvenivano stupri
impressionanti,
poi veniva detto che noi siamo bestie
e non esiste altro che il mercato
Una signorina disgraziatamente
mentre diceva che la pubblicità è bella
e che lei è stata condizionata dalla pubblicità
è stata presa da una bomba.



 

 

 

 

 

Ehi, mi sentite?, sono sotto questa crepa,
voi dove siete? ah, vi vedo, siete rintanati
sotto le macerie, anche voi, nei buchi
negli interstizi più impenetrabili,
chi è allo scoperto non sopravvive,
le strade sono fiumi di sangue,
voi mi vedete in questa crepa
ma in verità sono in un giardino fiorito,
sono steso sull’erba e guardo il cielo,
un profumo dolce si spande nell’aria
e una musica mi allieta,
delle fanciulle cantano, altre suonano e ballano,
io le guardo e non me ne andrei mai di qui,
davvero certo non me ne vorrei mai andare.
 

 

 

 



 

E’ una guerra dove non c’è da combattere,
cadono bombe, e basta,
ti colpiscono per strada, dal fruttivendolo,
nei cinema, nei supermercati, nei luoghi di lavoro,
anche a casa: entrano dalla finestra
e ti esplodono in faccia.
Anche se ti costruisci un bunker
cento metri sotto la terra,
con le pareti d’acciaio, con le porte di diamante,
anche lì le bombe ti colpiscono.
La gente infatti non va nei rifugi,
né sta in casa, né cerca di nascondersi
ma fa tutte le cose, come se fosse tutto normale,
esce lavora va al bar va a divertirsi
come se fosse tutto normale,
come se fosse tutto come prima.




 

 

 


 

Noi della resistenza non è che andiamo in strada a sparare,
né ci nascondiamo in montagna,
né scriviamo sui giornali,
noi della resistenza non facciamo niente
ma quando moriremo avremo nella nostra mente
un ordine beato che ci ha consolato,
ci ha accompagnato nella vita, ci ha dato gioia
e felicità, ha fatto sì che la vita valesse veramente viverla,
morderla con tutti i denti come un pomo,
e quando moriremo questo paradiso
che noi abbiamo trovato, che era per strada
sotto gli occhi di tutti,
lo porteremo con noi sotto terra
e anche sotto terra continuerà a brillare.



 

 

 



 

I fuochi ardono tra le macerie,
ai lati delle strade sono ammucchiati i cadaveri.
Nell’aria è un odore insopportabile.
Ricordo questi luoghi nel tempo della pace,
i paesi tranquilli, le feste col ballo in piazza,
i giochi, da bambini, fino a tardi nelle sere d’estate,
i sonni sull’erba dopo pranzo
all’ombra di una quercia,
le stradine piene di more e lamponi
nel fresco della mattina,
nell’aria della sera che non imbruna.


 

 

 




 

E’ una guerra, come tutte le guerre, senza regole,
ci si uccide a tradimento.
E’ una guerra, come tutte le guerre, senza un motivo,
o è un motivo deciso dall’alto
che a noi, che combattiamo, è completamente oscuro.
Forse una contesa dinastica, di successione, o una vendetta,
forse tutto è nato da un futile screzio,
una questione di precedenza, di etichetta ecc.
E noi combattiamo ogni giorno,
ogni giorno siamo sul fronte.
Quando torniamo a casa per un breve congedo
la vita ci sembra bellissima,
assaporiamo ogni cosa con voluttà,
poi ci sentiamo però come un amaro,
un seme della guerra anche là,
è allora che ci accorgiamo che il tempo è scaduto,
salutiamo ogni cosa, un saluto che è un addio,
e ritorniamo a combattere.