Albio è il piccolo noce che è a sinistra
della strada salendo dalla casa
al cancello. Passando stamattina
l'ho guardato e ho veduto che aveva
fatto delle nocette, a coppie, già
grandine, verdi lucide, un po' rade,
non tante ma bellissime e ho pensato
che l'anno scorso non le aveva ancora
fatte, e quest'anno era la prima volta
che le faceva, e anche guardavo
le foglie chiare perfette ovali
senza neanche una macchia, senza un punto
o un buco, niente, e anche i piccoli rami
alti fino giù al tronco snello nitido
bianco e la forma perfetta gentile
di tutto quanto l'alberetto dritto
nella luce, e pensavo: tutt'intorno
i meli il pero il susino i due poveri
cipressetti piegati dalla neve,
le rose, addirittura la gramigna!
sono malati, e tu sei così sano
invece e lucido e bello e pulito
Albio e stai in piedi nel tuo dolce angolo
nella luce; e pensavo ( e mi sembrava
che stesse come aspettando qualcuno
o qualcosa), pensavo: tutti hanno
qualche male, non c'è nessuno che
non abbia niente, e io avrei dovuto sì
curarli, dargli dei veleni, i rami
potargli e invece non ho fatto niente,
non ho potuto, non ho fatto niente,
e anche la casa e tutto questo presto
dovrò lasciare e i due cipressi piccoli
e Antenore che primo nel pometo
fiorisce e il fico e l'abetino morti
e le rose e l'erbaccia che ricresce
senza posa e il giardino del mio amore
tutto dovrò lasciare, tutto, e tu
Albio sei così bello, oh ma perché
perché sei così sano e bello Albio?
per chi? pensavo, per chi?... e il suo respiro
lieto e quieto sentivo quasi e un'ombra
che si curvava e nella luce un lume
già via cacciavo, già più non volevo
vederlo, e via per la strada tornavo
e non sapevo la tua gloria invece
non la sapevo, non sapevo niente,
e mi venivano, agli occhi, le lacrime.
Il mio tesoro ha un piccolo giardino
che ogni giorno coltiva. Tutt'intorno
cresce come più vuole la natura
nel pezzetto di terra intorno casa
sotto il pometo fino su al cancello
e dove al ciglio i due cipressi vigili
guardano giù le macchine passare
senza posa e l'Aniene. Tutt'intorno
a gara fanno il roseto e lo spigo,
la vigna e il loglio e l'avena selvaggia,
il rovo acuto e il ranuncolo e il piccolo
nato del melo a chi cresce di più,
ma dove regna il mio amore c'è un ordine
santo: è uno spicchio di terra, una nicchia
quasi su un muro vicino alla casa
di bei sassi precinta. Fuori è grande
la terra, crescono alberi alti
le braccia aperti gravide di frutti
(ma malati purtroppo) e le erbe più
d'un metro s'alzano e al vento e alla pioggia
che pesta sulle reste alte si piegano,
ma nell'angolo lieto del mio angelo
da un capo all'altro una tarda lumaca
in poco giunge (e dopo aver strisciato
su foglie e fiori e succhiato e piegato
steli ed ovunque pestato e distrutto
a suo piacere) tanto è piccolino!
Il mio tesoro viene ogni mattina
al suo giardino e di cure lo copre
d'ogni genere e d'opre: qua una stipa
leva, là un sasso allontana, qui uno
stelo paziente districa, poi a lungo
tutto lo mira stupita e lo guata
ferma reclina sui piccoli fiori
ad arco, muta, coi riccioli d'oro
che quasi toccan le punte dei petali...
Lo guarda: qui c'è una piantina grassa
azzurra, là c'è un vilucchio, qui un sasso,
qua una gramigna che al mio amore è cara
anche, qui giace una viola che prese
ieri in un campo, e in ultimo gli stecchi
dei fiori morti che il mio amore tiene
lo stesso, e le lumache (senza colpa,
senza volere) nella notte uscite
in poco tempo li hanno tutti morti.
Questo è il giardino; se lo guardi è forte
il lume tanto che ti fere gli occhi
e ti rivolti, ma subito apprendi
che tutto è vero, ogni cosa che vedi
è vera, e svolge la vita nel tempo
e è intera...